Razza Sacra
L’ultimo processo a Pasolini
progetto teatrale di Mariano Lamberti e Riccardo Pechini
scritto da Riccardo Pechini con Mariano Lamberti
con
Marco Vergani
Marina Remi
luci Antonio Grambone, scene Giuliano Pannuti
costumi Valeria Ricca, musiche Andrea Albanese
coreografie Marco Angelilli, elaborazioni digitali Nuvole Rapide Produzioni
regia Mariano Lamberti
Pasolini si risveglia in un luogo buio che ricorda sinistramente un carcere.
Si guarda intorno spaesato. Ricorda a malapena il proprio nome, nessun altro indizio sulla propria identità o sul perché sia finito in quel posto.
All’interno della cella si palesa una figura femminile che lui non riconosce: Laura Betti che lo spinge a ricordare. Il superamento dell’amnesia fa parte di un percorso che Pierpaolo dovrà effettuare, procedendo per gradi fino allo svelamento di uno scioccante atto catartico da lui compiuto e rimosso.
IL PROGETTO
Esiste un aspetto della vita di Pasolini, di vitale importanza, raramente indagato in profondità: il suo rapporto con le donne.
Alcuni scatti fotografici sono ben impressi nell’immaginario collettivo (quel bacio così virile ed appassionato con Maria Callas, le passeggiate per i vicoli di Roma con Laura Betti…), ma ciò che il femminile ha rappresentato nell’esistenza e nella definizione umana e artistica di Pier Paolo resta ancora un terreno poco esplorato.
La sua vita è stata accompagnata da donne di grandissimo spessore culturale (Fallaci, Morante, Bemporad…) e artistico (Silvana Mangano, Anna Magnani e ovviamente “Maria”). Donne legate a lui in maniera viscerale, travagliata, conflittuale o adorante, che Pier Paolo ripagava con un sentimento profondo, rivestendo le figure di padre, fratello maggiore, e soprattutto figlio.
Non c’è dubbio quindi che il femminile abbia inevitabilmente permeato la sua percezione del mondo.
Esiste poi un femminile ancora più profondo, inesplorato, verso cui Pier Paolo si relazionava in maniera contraddittoria. Il disgusto per il grembo, il sangue e le viscere, (che gli rinfacciò Oriana Fallaci, quando il poeta le confessò di non riuscire a leggere il suo “Lettera a un bambino mai nato”), ma allo stesso tempo anche il trasporto incondizionato verso il femminile ferito e usurpato (anche se si tratta di figure straordinarie come Maria Callas o Silvana Mangano).
E poi, c’è Susanna.
Sua madre, la donna che ha talmente permeato la vita di Pier Paolo da assurgere per lui a Madonna (come nel suo Vangelo secondo Matteo) ad Amore così assoluto da divenire prigione.
Una donna diversa da ogni altra. Provvista di carne e sangue (l’odore delle primule in fiore del suo cappotto, diventa memoria sensoriale in grado di rievocare nel poeta una passione lancinante) eppure meravigliosamente affrancata dal corpo che incombe materico e ingombrante in tutte le altre presenze nella vita di Pier Paolo.
Una donna alla quale il poeta dedicherà versi così devastanti da diventare enigmatici (“nella tua grazia, nasce la mia angoscia”)
Versi ai quali lo spettacolo darà un’interpretazione inedita e sorprendente.
“Una messa in scena originale ed evocativa, quella di Lamberti, ma soprattutto coraggiosa nell’evitare la tentazione dell’agiografia proprio nell’anno delle celebrazioni del Poeta. Molti gli applausi tributati ai due protagonisti, Marco Vergani, che, pur non aderendo mimeticamente al poeta di Casarsa – ha tra l’altro una voce potente e “maschia” – riesce a rievocarlo per energia e intensità, e per Marina Remi, attrice in grado di interpretare con grazia e maestria ben cinque diversi personaggi, cogliendone le sfumature, attraverso caratterizzazioni eleganti e simboliche.” Quarta parete